Purtroppo negli ultimi tempi si è sentito parlare di numerosi episodi di avvelenamento di animali domestici tramite esche avvelenate e spugne fritte gettate nei parchi, nei boschi o per strada. Per questo motivo è sempre bene tenere il cane al guinzaglio e prestare molta attenzione a ciò che annusa.
Ma cosa bisogna fare se il nostro animale ingerisce un boccone avvelenato?
Innanzitutto, è necessario capire tempestivamente se si tratta di un avvelenamento poiché, a volte, esso può manifestarsi anche a distanza di 48 ore.
Per realizzare tali esche, infatti, vengono utilizzate sostanze diverse quali, ad esempio, veleno per topi, diserbanti, fungicida, ecc, che hanno sintomi diversi.
Con questi veleni, dopo l’ingestione, il cane può presentare: rigidità degli arti, incapacità di stare su quattro zampe, difficoltà respiratorie e salivazione eccessiva, convulsioni, vomito e diarrea.
Altri veleni però provocano emorragie interne agendo più lentamente e, di conseguenza, potrebbe essere più difficile accorgersene. A tale proposito, il topicida, in genere, svolge un’azione anticoagulante per cui il decesso dell’animale avviene a causa di emorragie interne e non è immediato: pallore alle mucose, respirazione difficoltosa, stato di grave prostrazione, sono sintomi di questo tipo di avvelenamento.
Il cianuro poi agisce anche solo per inalazione e paralizza gli organi respiratori, provocando danni irreversibili al sistema nervoso centrale.
Pertanto, in caso di sospetto avvelenamento del nostro animale, la prima cosa da fare è mettersi immediatamente in contatto con il proprio veterinario e se possibile portarlo nella clinica veterinaria più vicina.
Nell’attesa e dopo aver consultato il veterinario a riguardo, si può cercare eventualmente di far vomitare il cane tramite la somministrazione di acqua abbondantemente salata anche se a volte i metodi fai da te sono sconsigliati. Non somministrare mai latte.
E’ necessario e importantissimo poi denunciare i casi di avvelenamento anche qualora si riesca fortunatamente a salvare la vita del proprio animale.
Ciò al fine di permettere alle Forze dell’Ordine di identificare la persona responsabile di tale vile atto ed evitare che altri animali possano essere avvelenati.
Avvelenare un animale (domestico o selvatico) è, infatti, un reato ai sensi degli artt. 544 bis e ter c.p. – ovvero uccisione e maltrattamento di animali. Il delitto di uccisione di animali può realizzarsi anche nella forma tentata, qualora la morte dell’animale non si verifichi grazie al pronto intervento di terzi.
Inoltre, è stata emanata dal Ministero della Salute l’Ordinanza concernente norme sul divieto di utilizzo e di detenzione di esche o bocconi avvelenati (GU Serie Generale n.161 del 13-07-2018) proprio al fine di prevenire gli episodi di avvelenamento e ottimizzare il procedimento di segnalazione per l’attivazione delle procedure di allerta da parte delle autorità competenti e le attività degli Istituti Zooprofilattici Sperimentali quali accertatori del presunto avvelenamento.
Ai sensi di tale Ordinanza, in caso di decesso dell’animale, è bene sapere che il proprietario o il responsabile ha l’obbligo di darne segnalazione alle autorità competenti tramite il medico veterinario che emette la diagnosi di avvelenamento. Inoltre, il medico veterinario deve obbligatoriamente inviarne le spoglie e ogni altro campione utile all’identificazione del veleno o della sostanza che ne ha provocato la morte all’Istituto Zooprofilattico Sperimentale competente per territorio, accompagnati da referto anamnestico al fine di indirizzare la ricerca analitica a effettuare delle analisi.
Tali risultati dovranno essere allegati alla denuncia così come i referti medico veterinari.
Infine, cosa fare nel caso in cui venga trovato un boccone sospetto? Avvertire sempre la Polizia Municipale e l’Asl competente, delimitare l’area di modo che non acceda nessuno e non annusare mai l’esca poiché potrebbe contenere prodotti tossici.
Avv. Manuela Giacomini