Categorie: Diritto Unione Europea e Antitrust

Brexit. Un problema in piu’…
Data: 21 Dic 2016
Autore: Giuseppe Giacomini

What about the contracts concluded under the UK law some years ago trusting that the English law was subject to the supremacy of the EU law?

L’Alta Corte dell’Inghilterra e del Galles ha,come noto, pronunciato una fondamentale sentenza il 18 ottobre u.s., su ricorso dei cittadini britannici Gina Miller e DeirTozettiDos Santos, con la quale ha affermato che il Governo della Regina non ha il potere di notificare l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea ai sensi dell’art. 50 del Trattato sull’Unione Europea (TUE).

La Corte inglese non entra,ovviamente, nel merito politico del Referendum il cui risultato,tuttavia, deve essere “ratificato” o meno da un voto parlamentare essendo il Parlamento il solo organo,in materia di accordi internazionali, abilitato a decidere.

Il Governo di Sua Maestà ha impugnato questa sentenza alla Corte Suprema ma intanto…..

Che così stessero le cose era chiaro a tutti gli esperti e ciò conferma che una certa improvvisazione in politica non è,purtroppo, solo italiana. C’è di peggio in giro per il mondo.

Resta il fatto che la Brexit, su cui si è già detto molto, non finirà di stupirci. Nel mentre l’unica cosa chiara, per chi ha voglia di ragionare, è che uscire dall’Unione Europea ha conseguenze molto serie sul piano politico ed economico, che le conseguenze negative sono certe e quelle positive tutte da vedere, che poi uscire dalla moneta unica (non è il caso inglese) sarebbe un problema talmente complicato e traumatico che i Trattati neppure lo prevedono.

Se pensiamo che il ritorno alla Lira o al Franco possano risolvere i nostri problemi nei rapporti con le monete forti alle loro spalle di una politica estera e di difesa poderose, credo proprio che siamo fuori strada. Neppure il Marco reggerebbe il confronto. Il problema è rovesciato: diamo all’Euro una politica estera, di difesa, fiscale e sociale federale e giochiamo in serie A. Il resto è retrocessione e dilettantismo.

Brexit è un test su cui meditare seriamente. Le sue implicazioni negative sono davvero infinite ed il caso pratico che sta valutando il nostro studio ne è un esempio.

Nel 2014 un nostro cliente ha sottoscritto un contratto di fornitura di beni per la durata di 10 anni con un’acquirente inglese ed il contratto prevedeva l’applicazione del diritto UK.

In allora le parti davano naturalmente per scontato che il diritto UK era soggetto alla supremazia del diritto UE e che in caso di controversia tale era il quadro normativo di riferimento. Con annessa la possibilità di deferire alla Corte UE l’interpretazione di profili di diritto UE potenzialmente rilevanti essendo l’oggetto del contratto regolato anche da Direttive UE cui l’ordinamento Britannico aveva dato attuazione non sempre fedele.

La futura uscita dall’UE del Regno Unito, essendo il contratto assoggettato al diritto inglese, sottrae al fornitore nostro cliente una importante tutela, nel mentre egli è obbligato a garantire la prestazione ancora per molti anni mantenendo una struttura di impresa proporzionata al rispetto degli obblighi assunti col contratto medesimo.

Certo un contratto tra privati non può impedire a un Paese sovrano di modificare radicalmente il proprio ordinamento, ma può tale modifica gravare su chi abbia fatto affidamento in totale buona fede sulla normativa vigente al momento in cui stipulandolo scelse tale ordinamento proprio per la sua affidabilità?Può una tale situazione sopravvenuta giustificare la risoluzione del rapporto?

Potrà la Corte UE essere investita di quesiti interpretativi che ad essa rivolga un giudice nazionale investito di simili problemi nel momento in cui, fino alla sua uscita, il Regno Unito è ancora assoggettato alla giurisdizione della Corte UE?

Gran belle questioni, ma non mi sarei davvero augurato di doverle affrontare.

 

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