Categorie: Diritto Unione Europea e Antitrust

Difesa Europea, primo nucleo dell’Europa Federale.
Data: 07 Apr 2022
Autore: Giuseppe Giacomini

E’ normale che di questi tempi il tema della difesa Europea e del budget necessario sia oggetto di dibattito.

Non si tratta di una discussione nuova. Il Trattato istitutivo della Comunità Europea di Difesa (CED), dopo lunghi contrasti legati al tema del riarmo tedesco, fu firmato a Parigi il 27/5/52 (ben prima del Trattato di Roma del 1957, istitutivo della CEE), restando poi inattuato per la decisione negativa dell’Assemblea Nazionale Francese del ‘54, condivisa dall’Italia.

La delicatissima questione non è stata tuttavia mai abbandonata e, venendo all’epoca più recente e successiva all’implosione dell’URSS tra l’’85 ed il ‘91, basti ricordare l’Agenzia Europea di Difesa nel 2004, il Consiglio Europeo del dicembre 2016 sul Piano di sicurezza e difesa e, da ultimo, il Consiglio Europeo del 24/3/22 sullo Strategic Compass .

Fondamentale anche ricordare che il Trattato sull’Unione Europea (TUE), al Titolo V ha introdotto la “Politica estera e di sicurezza comune” di cui è utile avere ben presenti almeno alcuni articoli. Il 42 che , al comma 6, dispone che i Paesi UE che ne siano in condizione possano procedere sulla via della difesa condivisa nel formato della “cooperazione strutturata permanente” descritta al successivo art.46; il comma 7  prevede quindi,in via generale, il dovere di aiuto/assistenza reciproca “con tutti i mezzi” tra i Paesi UE in caso di aggressione armata nel loro territorio.

Quanto all’art.46 sulla “cooperazione strutturata permanente”, la norma dispone che il processo di difesa condivisa che taluni Stati  intendano realizzare non comporta l’autorizzazione unanime di tutti i Paesi membri  in sede di Consiglio,essendo sufficiente la maggioranza qualificata del 55% degli Stati purché rappresentativi di almeno il 65% della popolazione dell’UE.

E’ bene chiarire che fino a qui non ho parlato della Nato, che è tutt’altra cosa.

Tanto per capirci, la questione che divide la politica italiana sul 2% del PIL da destinare alle spese di difesa, non riguarda il costituendo esercito Europeo ma gli obblighi da sempre disattesi dalla maggioranza dei Paesi aderenti alla Nato di devolvere ad essa tale percentuale del proprio PIL (ben note le forti lamentele delle ultime Amministrazioni USA, quella Trump con particolare forza, nei confronti dei 21 Paesi UE -su 30- aderenti alla Nato).

A questo punto sorge spontanea un’osservazione. La spesa militare annuale USA ammonta a oltre 700 M.di di Dollari,quella UE (27 Paesi) a circa 233 M.di, quella Cinese a circa 252 M.di, quella Russa a circa 62 M.di, oltre il 4% del suo PIL.

Si può dire che l’Europa non  spenda abbastanza per la sua sicurezza? Il tema mi pare attenga più la strategia politica a monte e la qualità di tale spesa.

Si può dire che la Russia, certamente nano economico con un PIL di poco superiore a quello Spagnolo, a parte l’arsenale atomico, sia un gigante militare di fronte al quale bisogna arrendersi “a priori”?

La questione è  metodologicamente diversa.

Quando il 4/4/49 fu costituita l’Alleanza Atlantica su impulso Anglo-Americano e nel quadro del confronto col comunismo globale a guida Russa (e Cinese) il Presidente Truman illustrò in dettaglio, nel corso di una riunione preliminare con i Ministri degli Esteri dei Paesi coinvolti, rimasta a lungo segreta, l’analisi e la strategia geopolitica su cui l’Alleanza militare si costituiva. I rapporti interni ad essa e gli obiettivi esterni. La governance ed il budget della struttura militare proporzionata agli scopi.

L’impegno al 2% del PIL sarebbe arrivato solo nel 2014 alla Conferenza del Galles, coeva all’annessione della Crimea, territorio Ucraino, da parte della Russia.

Oggi la Russia, ora come allora oggettivamente inferiore economicamente e militarmente , utilizza un asserito “valore etico-politico superiore” per esercitare il suo preteso ruolo di potenza globale.

Ieri si trattava dell’illusione ingannevole del comunismo, inevitabilmente fallito, oggi del sovranismo nazionalista ed autoritario a guida Russa. Entrambi strumenti di penetrazione in altri Paesi con diversità di forma e mezzi ma sempre e comunque col fina di destabilizzare ed indebolire le democrazie Occidentali facendo leva sulle loro criticità e sfruttando la stessa libertà che esse garantiscono, sia pure in forme differenti, negli USA, in Europa e nelle aree del mondo ove lo Stato non prevarica impunemente l’individuo ed il suo potere è sottoposto alla legge ed al controllo di più poteri indipendenti,dell’informazione plurale,dell’opinione pubblica e del voto elettorale che ne consegue.

Come fino alla fine della “guerra fredda” i Partiti Comunisti nel mondo agivano sotto la guida e nell’interesse della Madre Russia (salvo eccezioni maturate negli anni), così, negli ultimi 20 anni circa, la nuova Russia di Putin, orfano del ruolo globale Sovietico e nostalgico dell’Impero Zarista, ha sostenuto attivamente ogni movimento sovranista/populista nazionale nel Mondo, indebolendo l’avversario, USA ed Europa in testa, dal suo interno.

Dobbiamo tra l’altro riconoscere che la strategia di Putin non è affatto subdola. E’ quanto dice a noi ed al mondo da molti anni.

Invito alla lettura della sua lunghissima intervista del 28/6/19, vigilia del G20 di Osaka, rilasciata al Financial Times (facilmente ascoltabile sul web) nel corso della quale illustra il suo modello globale ed il nemico da combattere affermando nella conclusione che “the liberal idea has became obsolete

Al di là della Nato,al cui budget abbiamo il dovere di contribuire nella misura prevista fin dal 2014, il tema da risolvere è dunque quello di costituire l’esercito Europeo al servizio di una comune politica di difesa ed indipendenza economico-energetica, anche dall’alleato Americano.

Realisticamente occorre partire immediatamente da pochi Stati membri utilizzando lo strumento della “cooperazione strutturata permanente” prevista dal TUE (ricordo che col metodo della “cooperazione rafforzata” si è fatta la moneta unica a 19 e la Procura Europea a 22).

Da oltre 15 anni si consuma in Europa una sfida all’Occidente che oggi fa dell’Ucraina un luogo di orrore medioevale fuori dal nostro tempo. Tutte le guerre sono eticamente condannabili, questa aggiunge un carico surreale di anacronismo che non ci permette di restarne, almeno politicamente, al di fuori. E’ Putin a dire che ci riguarda, ed aiutare gli Ucraini a difendersi è nel nostro stretto interesse senza attardarci a considerare che lo scenario è, ovviamente, più comodo per USA (e Cina).

La diplomazia resta la prima opzione ma la resa di fronte a questa presuntuosa,asserita superiorità culturale ed aggressiva minorità economica e militare resta l’ultima scelta.

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