On 2016, our Law Firm filed a claim on behalf of Ente Nazionale Protezione Animali to the Italian Competition Authority against Amadori (which is one of the leading companies in the Italian poultry market) for the misleading advertising on the company website with which Amadori promoted a particular protection of animal welfare in its breeding farms.
On 2018, the Authority opened a suit and it stated that the advertising on the “special treatment” reserved to all the animals raised by the company could have falsified the economic behavior of the consumer in relation to the characteristics of the company’s products.
Consequently, Amadori presented a proposal of commitments to the Authority – as provided by art. 27, c. 7, of the Consumer Code – in which the company would have modified some contents of the Amadori’s website about the animal welfare.
On 2019, the Authority accepted the company’s proposal because – in its opinion – the commitments were proportional to the Authority’s aim to prevent the use of claims on the protection of the animal welfare in a general way.
Therefore, Amadori complied with its commitment proposal in order to avoid the re-opening of the suit and the application of an administrative sanction from 10,000 to 5,000,000 Euro.
Nel 2016 il nostro studio legale ha presentato per conto dell’Ente Nazionale Protezione Animali (ENPA) una denuncia nanti l’Autorità Garante per la Concorrenza ed il Mercato (AGCM) nei confronti della società Amadori per la pubblicità ingannevole presente sul sito web aziendale con cui l’azienda vantava una maggiore tutela del benessere animale in tutta la filiera produttiva.
L’Autorità ha così ritenuto di aprire un procedimento istruttorio nel corso del 2018 per pubblicità ingannevole e pratiche commerciali scorrette contro la Società Cooperativa Agricola Gesco, azienda del Gruppo Amadori, che si occupa della produzione e commercializzazione di carni avicole e suine.
In particolare, l’AGCM ha potuto constatare che, come da noi evidenziato, la maggiore tutela del benessere animale pubblicizzata sul sito aziendale riguardava solo alcuni prodotti di nicchia: il “Pollo Campese” e il “Pollo 10+” i quali rappresentano una quota residuale della produzione Amadori (il 34% del totale: 14% per il “Pollo Campese” e 20% per il “Pollo 10+”).
Pertanto, è evidente che la generalizzazione delle comunicazioni commerciali sul “trattamento di favore” riservato a tutti gli animali presenti negli allevamenti dell’azienda erano certamente “idonee a falsare in misura apprezzabile il comportamento economico del consumatore medio in relazione alle caratteristiche dei prodotti del professionista.”
Di conseguenza, la Gesco ha deciso di presentare una proposta di impegni, come previsto dall’art. 27, c. 7, del Codice del Consumo, nella quale la società avrebbe modificato alcuni contenuti del sito internet di Amadori quali, ad esempio, foto relative agli allevamenti all’aperto (mettendone altre sicuramente più verosimili), eliminare le brochure nelle quali veniva pubblicizzata una particolare tutela del benessere animale, rinnovare il sito web anche da un punto di vista grafico e contenutistico in modo che il consumatore potesse avere una corretta percezione delle differenze di allevamento esistenti tra la linea “classica” e le linee campese e 10+.
Alla luce di quanto sopra, qualche mese fa l’AGCM ha deciso di accogliere la proposta di Gesco, in quanto ha ritenuto che tali impegni fossero proporzionali rispetto all’obiettivo sotteso all’intervento dell’Autorità mirante ad evitare che i claim di tutela del benessere degli animali siano utilizzati in maniera generica o per designare iniziative scarsamente significative rispetto ai requisiti minimi di legge.
La Gesco/Amadori ha così ottemperato a quanto contenuto nella sua proposta d’impegno al fine di evitare la riapertura del procedimento e l’applicazione di una sanzione amministrativa pecuniaria da 10.000 a 5.000.000 Euro.
Si tratta quindi di un ottimo risultato perché, grazie alla denuncia di ENPA, la società Amadori è stata, di fatto, obbligata ad adottare maggiore trasparenza nell’informazione ai consumatori sulla sua policy sul “benessere animale”, che non può e non deve essere utilizzato dalle aziende come grimaldello per poter penetrare nel mercato se non supportato anche da un riscontro fattuale.
Manuela Giacomini