The tragedy of the Morandi bridge between law and politics. Revoking the concession to ASPI can be a useless and irreparable mistake.
Il nostro Studio assiste le famiglie di alcune giovani vittime della tragedia ed è alle vittime tutte che va il nostro primo pensiero e l’impegno a fare il nostro dovere per contribuire all’accertamento delle responsabilità penali,civili ed amministrative col massimo rigore consentito dalle nostre leggi.
Come cittadini e come genovesi è poi dovuto anche un più generale impegno civico per fare in modo che,In tempi di propaganda e fake news, di fronte alla realtà che ci ha tragicamente travolti, la ragione e la volontà di coloro che decidono sul futuro siano indotti a reagire correttamente e concretamente in tempi rapidi e, comunque, compatibili con le regole dell’economia.
In questa prospettiva credo dobbiamo dire con chiarezza e forza alcune verità ed imporre di trarne le conseguenze. Con qualsiasi mezzo lecito.
Soprattutto alla luce del disastroso Decreto Legge approvato dal Governo in questi giorni e (mentre scrivo) trasmesso al Quirinale.
Per incoraggiare la lettura anticipo che mi concentrerò sul tema della controversa revoca della concessione ad Autostrade per l’Italia spa (ASPI) e Atlantia spa, entrambe quotate in borsa. Ma andiamo per ordine:
- Realizzare in tempi ragionevolmente brevi un nuovo tracciato sostitutivo/migliorativo di ponte Morandi è indispensabile e tecnicamente possibile ( 12 mesi circa dall’inizio dei lavori post demolizione). Illustri Architetti ed Ingegneri lo affermano a ragion veduta e si pongono ovviamente il problema di un’opera sicura, durevole e, perché no, bella ed altamente evocativa della tragedia e delle sue troppe vittime. Simbolo della Città che reagisce e mantiene il suo porto al livello rilevantissimo che riveste per l’intera economia nazionale ed europea.
- Realizzare la Gronda ed il terzo valico fanno parte delle prospettive strategiche su cui si è troppo “dormito”, ma dobbiamo essere consapevoli del fatto che di prospettive strategiche si tratta. Per essere chiari, sappiamo che i lavori della Gronda, di cui sono pronti i progetti esecutivi, dovrebbero partire immediatamente. Ma sappiamo anche che questa fondamentale opera non potrà essere ultimata se non tra 10 anni. E nel frattempo? Se non ci sarà un nuovo tracciato sostitutivo del Morandi, semplicemente, tra 10 anni non ci sarà più Genova ed il suo porto così come li stavamo sognando e, finalmente, realizzando. Consapevoli che addirittura opere pensate troppi anni fa potrebbero non essere proporzionate ad una potenzialità di traffico di 6/8 milioni di teus e che, pertanto, bisognerebbe valutare ora la contestuale realizzazione di opere integrative destinate allo smaltimento veloce di un traffico commerciale a tal punto crescente da non poter essere assorbito dalle nuove infrastrutture logistiche in via di auspicata realizzazione.
- Il punto, adesso, resta dunque quello di ricostruire il ponte in tempi rapidi anche al fine di rendere utili (domani) le opere strategiche programmate/programmande che, altrimenti, con enorme spreco di risorse pubbliche e private, arriverebbero a “paziente deceduto”.
Detto questo, mi domando quale visione strategica possa aver indotto il Ministero competente ad avviare formalmente la procedura di revoca della concessione dando per scontata la revoca/decadenza nel testo del Decreto.
Vediamo il crono programma realistico che ci attende.
L’area del crollo è ovviamente sotto sequestro penale. La Procura della Repubblica che indaga attivamente ha notificato finora 22 informazioni di garanzia ivi comprese le Società coinvolte secondo la Legge 231/01. Il 25 settembre ha preso l’avvio il c.d. incidente probatorio (di breve durata) per la raccolta dei materiali modificabili nel tempo e per definire le modalità di demolizione. Su di essi dovrà poi essere svolto un nuovo incidente probatorio (certamente lungo) per accertare le cause della tragedia e, quindi, i possibili responsabili del crollo. Per chi non sia avvocato penalista è bene chiarire che l’incidente probatorio consente la formazione immediata di una prova piena già nella fase delle indagini e che tale prova vale nei confronti di coloro che abbiano potuto parteciparvi nella qualità di indagati raggiunti da un’informazione di garanzia. L’avere spezzato in due l’incidente probatorio è, in questo caso, non solo legalmente corretto ma anche opportuno.
All’esito del primo incidente probatorio per la raccolta e custodia dei material nonché di definizione delle modalità di demolizionei, che terminerà il 5 dicembre col deposito della perizia, il sequestro penale sull’area potrà essere revocato. Il secondo, sull’accertamento delle responsabilità, per quanto possa durare stante la sua delicatezza e complessità, non impedirà l’inizio dei lavori di ricostruzione.
I decisori politici non hanno dunque nessun alibi.
Vengo ora al punto.
Immaginiamo che, in uno scenario da vero incubo,il Decreto non sia modificato su questo punto e la procedura di revoca della concessione prosegua il suo corso. Pensiamo che il concessionario reagirà a tale iniziativa per lui devastante? E’ ragionevole ipotizzare che si avvarrà di ogni strumento legale per opporsi?Siamo davvero sicuri che la concessione possa essere revocata in via “preventiva” con condanna pronunciata per Legge e senza che le responsabilità siano state accertate? Il rischio che contenziosi legali a livello nazionale ed europeo possano bloccare per anni l’avvio dei lavori è altissimo ed è un rischio che Genova non si può permettere venga giocato sulla sua pelle.
La cosa poi è davvero inutile,tenuto conto del fatto che il concessionario (le cui responsabilità dovranno essere accertate e sanzionate senza sconti in sede penale, civile e amministrativa) deve comunque restituire il bene concesso nelle condizioni funzionali ottimali in cui lo ha ricevuto a prescindere dal fatto che del deterioramento o della perdita del bene sia responsabile o meno. In poche parole Autostrade deve rifare il ponte (da sola o in ATI con altri) subito, a sue spese e a regola d’arte per il solo fatto di essere concessionaria. Ottimo motivo per non revocare adesso ciò che non è revocabile adesso.
Autostrade deve realizzare la Gronda (anche lei a rischio,in caso di revoca) così come è suo dovere e diritto sulla base dell’accordo siglato con lo Stato Italiano e che il medesimo Stato Italiano ha notificato alla Commissione Europea, Direzione Concorrenza e Aiuti di Stato, la quale con Decisione 27/4/18 ha approvato il piano di investimenti nel settore autostradale autorizzando, per quanto qui interessa, la proroga della concessione ad ASPI in ragione dell’impegno assunto a realizzare la Gronda (punti 36 e 37 della Decisione UE).
Consideriamo infine il fatto che se l’attuale concessionario resta , come dovuto, la stazione appaltante della ricostruzione a proprie spese, neppure si pongono problemi lunghi e complessi di impatto con il diritto euro unitario e con la normativa appalti, ASPI è un soggetto privato che ha obbligo di ricostruire l’opera e ne deve affrontare il costo nel suo bilancio.
Se invece la stazione appaltante dovesse essere un qualunque altro soggetto pubblico (il Commissario?) che potrebbe dover anticipare risorse dello Stato, si finirebbe nell’ambito delle procedure euro unitarie previste per l’utilizzo di fondi pubblici nonchè nelle pastoie (per quanto possibile accelerate, sempre troppo lunghe) di una gara o comunque di una procedura selettiva di respiro UE per l’individuazione trasparente delle imprese che dovranno realizzare l’opera.
Gli annunci “politici” sono una cosa (nessuno ama Autostrade ed i Benetton e certamente faremo in modo di capire cosa è successo in questa lunga storia incredibilmente segretata fino a ieri e conclusasi così tragicamente), le iniziative tecniche concrete che le Autorità di Governo annuncia, sono altra faccenda.
I politici rispondono agli elettori delle loro promesse, i Governi rispondono dei loro atti, anche, in altre sedi
Mi spiego con una domanda: è la stessa cosa annunciare (a poche ore dai fatti) che le concessioni in essere verranno tutte minuziosamente verificate al fine di decidere consapevolmente se debbano essere revocate (affermazione politica del tutto ragionevole), ovvero dichiarare ufficialmente che tali concessioni vengono subito revocate nel presupposto che vi siano, a prescindere da ogni verifica, le condizioni previste per la revoca e tenuto conto che stiamo parlando di una concessione addirittura prorogata con avallo UE su richiesta dello stesso Stato Italiano ?
Che possono dire in proposito le vittime dirette ed indirette, le Autorità locali che si stanno spendendo generosamente e, perché no, gli stessi azionisti di ASPI-Atlantia che, dopo le dichiarazioni categoriche del Ministro seguite dall’avvio della procedura di revoca, hanno visto tracollare il valore della loro partecipazione azionaria in società quotate?
Ho già scritto su questo e sia come genovese, sia come Avvocato coinvolto professionalmente nella tragedia comune, confido che la ragione ed il diritto possano prevalere.
Una volta tanto accade che la giustizia coincide con l’opportunità, cerchino i nostri giovani e volenterosi governanti di non buttare via l’occasione.
Giuseppe M. Giacomini