Quanto compiuto dagli agenti italiani nel blitz alla scuola Diaz di Genova il 21 luglio 2001, durante i giorni del G8, “deve essere qualificato come tortura”. Questo quanto stabilito dalla Corte europea dei Diritti umani di Strasburgo, che ha condannato l’Italia sia per quanto subìto da uno dei manifestanti, sia per una legislazione inadeguata per quanto riguarda le sanzioni contro gli atti di tortura. La sentenza dà così ragione ad una delle vittime di quel G8, caratterizzato dal caos e da una guerriglia urbana scatenata da Black Block. All’origine della condanna, c’è infatti il ricorso di un manifestante veneto – un 62enne che in seguito ai brutali pestaggi riportò fratture multiple – il quale sostiene che i colpevoli non sarebbero stati puniti adeguatamente a causa, appunto, delle lacune nella legge italiana, che non prevede il reato di tortura o reati altrettanto gravi. La sentenza è carica di significato, ma rende davvero quella giustizia che alcuni attendono da 14 anni? Modem ne parla con: Lorenzo Guadagnucci, giornalista nel Comitato Verità e giustizia per Genova, ferito al G8; Giuseppe Giacomini, penalista di Genova che ha difeso alcuni funzionari di Pubblica sicurezza;Riccardo Nury, portavoce di Amnesty International Italia.
Ascolta l’intervista all’Avv. Giuseppe Giacomini (minuto 7:30)