Categorie: Diritto Civile ed Internazionale

L’avvocato del futuro
Data: 25 Set 2017
Autore: Serena Pagliosa

What will it be like to be a Lawyer in 50 years? Many people are trying to answer this question but nobody seems to find a satisfactory answer. Only one thing is for sure, the Lawyer 2.0 should understand quickly what changes and how is changing right now its job.

La visione manzoniana dell’Azzeccagarbugli ha identificato per intere generazioni la professione dell’avvocato nell’immaginario collettivo. Tale immagine, oggi, è stata sostituita dalla figura dell’avvocato inteso come professionista, perennemente a disposizione del cliente e delle sue problematiche, che studia ed utilizza il diritto per risolvere controversie di diverso genere e livello, a seconda del proprio grado di specializzazione professionale.
L’avvocato del domani, invece, chi sarà?
Ci si rende conto che la velocità con cui cambia e si evolve tutto ciò che ci circonda, rende difficile immaginare come saranno i professionisti anche solo tra poche decine di anni. Basti pensare a quanto è cambiato il mercato del lavoro e di come sarebbe stato impossibile realizzare un ritratto delle professioni a distanza di pochi anni. Abbiamo assistito, e soprattutto stiamo assistendo tutt’ora, all’automazione delle attività lavorative, all’impiego strutturato delle tecnologie digitali a scapito della manodopera del lavoratore: il futuro non potrà che essere orientato su questa strada e non è un mistero che la “quarta rivoluzione industriale” sia alle porte.
In tale contesto, tuttavia, è lecito chiedersi quale sarà il futuro delle professioni intellettuali.
È inevitabile affermare che queste professioni saranno investite e sconvolte, al pari delle altre, dall’innovazione. Tuttavia, occorre tenere ben presente che tali professioni, ivi compreso l’avvocato, in forza della caratteristica propria dell’intellettualità, intesa come esistenza di un quid pluris consistente nel significativo ruolo svolto da intelligenza e cultura proprie del singolo professionista, dovrà inevitabilmente mantenere la propria specificità. Questo non significa che rimarrà esclusa dell’evoluzione ma dovrà assolutamente mantenere quelle caratteristiche che ontologicamente la contraddistinguono.
È evidente come l’evoluzione tecnologica abbia sostituito, e sta progressivamente sostituendo, numerose componenti nella quotidianità professionale dell’avvocato: attualmente, pur apportando un enorme ausilio nella quotidianità della professione, si tratta di attività pratiche, meramente meccaniche.
L’interrogativo che oggi ci si pone, consiste nel domandarsi se il futuro (prossimo) consentirà alla tecnologia di svolgere non solo le predette attività, ma anche quelle che necessitano di una componente intellettiva.
È già realtà lo sbarco dell’intelligenza artificiale negli studi legali statunitensi: tali prototipi hanno l’obbiettivo di affiancare all’avvocato una mente artificiale che studia sentenze e documenti ed estrae le sole informazioni che servono alla causa. Di ancor più recente introduzione, invece, è il cosiddetto “avvocato robot”, un software istruito per comprendere le normative specifiche di 50 Stati in grado di fornire consulenza legale.
A quel punto, lo scenario si modificherebbe profondamente. Ci troveremmo davanti ad un lavoro sinergico tra uomo e tecnologia, in una misura decisamente maggiore rispetto ad oggi. Non è da visionari ritenere che il compito dell’avvocato potrebbe, in determinate circostanze, essere quello di mero gestore di un insieme di dati contenuti in un archivio multimediale a cui è sufficiente dare l’imput per risolvere questioni giuridiche.
Questo porterebbe a grandi e gravi conseguenze nell’ambito della professione: si rischierebbe di ridurre il numero dei professionisti operanti in tale settore, tagliando fuori inesorabilmente chi non apporterà quel quid pluris che la tecnologia non sarà in grado di raggiungere.
L’evoluzione tecnologica travolgerà il mestiere dell’avvocato, il mercato del lavoro costringerà il professionista ad adeguarsi alla semplificazione della realtà lavorativa e richiederà risposte immediate dai professionisti; tuttavia, non si deve dimenticare che ci troviamo pur sempre dinanzi ad una professione ontologicamente intellettuale per cui l’intuizione del professionista intellettuale non può essere sostituita dal lavoro di una “macchina” … per ora.

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