Il 7 novembre scorso, a fronte del grave fenomeno dell’antibioticoresistenza nell’uomo, la quale provoca la diffusione di batteri resistenti agli antibiotici che possono portare a gravi conseguenze per la nostra salute anche la sicurezza alimentare, è intervenuta l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) tramite la pubblicazione di Linee guida contenenti raccomandazioni per allevatori e industrie alimentari.
In particolare, l’OMS con le sue Linee guida raccomanda di smettere di utilizzare antibiotici in modo regolare per promuovere la crescita e prevenire la malattia negli animali sani allo scopo di cercare di contenere quella che è ormai una vera e propria emergenza, cioè il proliferare di ceppi batterici resistenti agli antibiotici e che possono colpire l’uomo senza poter essere trattati.
A tale proposito, infatti, ogni anno in Europa la resistenza agli antibiotici provoca 25 mila decessi e una spesa sanitaria di 1,5 miliardi. A detta dell’OMS è “una delle maggiori minacce per la salute globale”.
Pertanto, gli animali sani dovrebbero ricevere solo antibiotici per prevenire le malattie solo se queste sono stati diagnosticate in altri animali nello stesso gregge, allevamento o nella stessa popolazione di pesci.
Inoltre, laddove c’è la possibilità, gli animali malati devono essere sottoposti a dei test per definire qual è l’antibiotico più efficace e a minor rischio per curare la loro specifica infezione e gli antibiotici utilizzati negli animali dovrebbero essere selezionati tra quelli che l’OMS ha elencato come “meno importanti” per la salute umana e non tra quelli classificati come “maggior rischio di criticità”.
“Le prove scientifiche dimostrano che l’uso eccessivo di antibiotici negli animali può contribuire alla comparsa della resistenza agli antibiotici”, ha affermato il dottor Kazuaki Miyagishima, direttore del Dipartimento per la sicurezza alimentare e le zoonosi dell’OMS. “Il volume degli antibiotici utilizzati negli animali continua ad aumentare a livello mondiale, guidato da una crescente domanda di alimenti di origine animale, spesso prodotta con un’intensa zootecnia”.
Si pensi che, in Italia, il 71% degli antibiotici venduti (compresi anche quelli a consumo umano) è destinato agli animali e che il nostro Stato è il terzo maggiore utilizzatore di antibiotici negli animali da allevamento in Europa.
Tuttavia, molti paesi hanno già adottato misure per ridurre l’uso degli antibiotici negli animali che producono cibo. Ad esempio, dal 2006, l’Unione europea ha vietato l’uso di antibiotici per la promozione della crescita animale. Inoltre, alcune tra le più importanti catene alimentari stanno adottando politiche “antibiotico-free” per i loro prodotti alimentari.
Per approfondire l’argomento, ecco il testo delle Linee guida: http://apps.who.int/iris/bitstream/10665/258970/1/9789241550130-eng.pdf?ua=1