Italy is accused by the EU of violating Directive 2004/80/CE concerning the compensation of crime victims. This presents new opportunities for those that endured prejudicial consequences as a result of a violent international crime, regardless of its nature.
- La Direttiva 2004/80/CE prevede, tra le altre cose, che nell’obbligo di indennizzo garantito dallo Stato,rientrino “tutti i reati intenzionali violenti commessi nel proprio territorio”
- Gli Stati membri dell’UE dovevano attuare tale Direttiva entro il 1° gennaio 2006 e lo Stato italiano non aveva rispettato tale termine
- La Commissione UE aveva pertanto aperto una procedura di infrazione in esito alla quale la Corte di Giustizia del Lussemburgo aveva condannato l’Italia con sentenza 29/11/2007(causa C-C-112/07)
- Alla vigilia della sentenza della Corte UE, l’Italia aveva attuato la Direttiva con Decreto L.gs. 9/11/07 n.204
- Tuttavia tale Decreto non attuava fedelmente la Direttiva limitando i casi di indennizzo ai soli casi previsti da leggi speciali relative a talune tipologie di reati intenzionali violenti (ad es. reati di matrice mafiosa)
- La Commissione ha quindi aperto una nuova procedura di infrazione per violazione della Direttiva 2004/80/CE con riferimento al suo art.12,comma 2 ove è previsto che gli Stati membri devono istituire e garantire un sistema di indennizzo delle vittime per tutti i reati intenzionali violenti ,anche di criminalità comune,commessi nei rispettivi territori a partire dal 30/6/05
- La causa (C-601/14) è ora in trattazione davanti alla Corte Ue che emetterà sentenza,prevedibilmente,entro luglio 2016. Il 12 aprile sono state depositate le conclusioni dell’Avvocato Generale Yves Bot che evidenzia le responsabilità dell’Italia.
- E’ quasi certo, pertanto, che l’Italia sarà condannata ma è possibile che la Corte UE stabilisca che la sua sentenza non ha effetti retroattivi e obbliga lo Stato italiano solo per il futuro a partire dalla data della sentenza stessa
- Una tale dannosissima limitazione per le vittime di reati intenzionali violenti “comuni” commessi nel passato, può essere evitata solo formulando una domanda giudiziale di indennizzo prima che la sentenza della Corte UE sia pronunciata
- La Corte UE,infatti, nei casi in cui ha escluso gli effetti retroattivi delle proprie sentenze ha sempre limitato la retroattività ai soli casi in cui il titolare del diritto non aveva già instaurato una domanda davanti a un giudice
- In queste premesse, per chiarezza e completezza, è peraltro opportuno evidenziare (i) che la Direttiva, così come sarà interpretata a breve dalla Corte di Giustizia, dovrà essere attuata nella sua piena portata che,come detto, comprende tutti i reati intenzionali violenti (cosa che la Corte UE certamente chiarirà essendo questo l’oggetto della domanda della Commissione UE contro l’Italia) (ii) essa,tuttavia, potrebbe essere ritenuta vincolante solo per i casi (transfrontalieri) in cui la vittima del reato risiede in uno Stato diverso da quello in cui il reato medesimo è stato commesso. Scopo della Direttiva,infatti, è quello di garantire pienamente la libera circolazione delle persone scongiurando/compensando anche ogni conseguenza negativa che dall’esercizio di tale diritto possa derivare
- E’ tuttavia evidente che,in tal caso, ove l’ indennizzo venga riconosciuto a un non residente in Italia che sia rimasto vittima di un reato intenzionale violento commesso sul territorio italiano, sarebbe manifestamente incostituzionale che il medesimo diritto fosse negato a chi resti vittima di un reato dello stesso tipo ,commesso in Italia, per il solo fatto di essere residente nel nostro Paese
- Le conclusioni dell’Avvocato Generale della Corte,d’altronde, confermano un tale punto di vista ove egli afferma con forza e chiarezza che gli Stati membri devono dotarsi di un sistema generale di indennizzo per tutti i reati intenzionali violenti commessi nel loro territorio”affinché,nel caso in cui un siffatto reato sia commesso in una situazione transfrontaliera,il suddetto sistema possa applicarsi in modo corretto ed efficace”
Ciò detto,è dunque fondamentale che le tutte le vittime dirette, o gli eredi, di reati dolosi violenti comuni,commessi in Italia a tutt’oggi e fino alla data della sentenza della Corte UE, introducano subito una domanda giudiziale di indennizzo per garantire il loro diritto ove,come prevedibile, l’Italia sia condannata e ove,come probabile, gli effetti di tale condanna valgano solo per il futuro e,quindi, solo per i reati commessi dopo la sentenza della Corte UE che,come detto, è prevista entro luglio 2016
Lo studio Conte&Giacomini, col proprio team di esperti in diritto penale ed europeo, è a disposizione di coloro che ,vittime primarie od eredi,avendo subìto reati violenti dolosi di criminalità comune commessi dopo il 30/6/2005, intendano ottenere un equo indennizzo da parte dello Stato italiano.