Nel maggio 2016, l’Unione Europea ha pubblicato la direttiva (UE) 2016/801 relativa alle condizioni di ingresso e soggiorno dei cittadini di paesi terzi per motivi di ricerca, studio, tirocinio, volontariato, programmi di scambio di alunni o progetti educativi, e collocamento alla pari (rifusione))
Nel testo del titolo si legge “rifusione” poiché la novella fonde, modificandole, due direttive precedenti (la direttiva 2004/114/CE e la direttiva 2005/71/CE) unificando così le condizioni di ingresso e di soggiorno (per un periodo superiore ai 90 giorni) applicabili ai cittadini di Paesi terzi ed ai loro familiari che entrano nell’area Ue per motivi di studio, ricerca, volontariato, programmi di scambio di alunni e progetti educativi. Si punta altresì a facilitare la loro mobilità all’interno degli Stati membri.
In estrema sintesi, come si desume dai lavori parlamentari nazionali (la direttiva andrebbe convertita entro il maggio 2018) “la direttiva mira ad ottimizzare i seguenti elementi: durata della permanenza, garanzie procedurali, aspetti burocratici, accesso al mercato del lavoro.” (cfr. Legge di delegazione europea 2016-2017 Ottobre 2017, Schede di lettura).
Per la prima volta si accenna poi alla disciplina relativa ai c.d. au pair (i ragazzi/ragazze alla pari), persone che spesso entrano a far parte anche delle famiglie per aiutare i genitori nella gestione dei figli, apportando il prezioso valore aggiunto della loro cultura e dalla loro lingua madre. Anche ad essi invero, ma solo ove lo Stato membro si avvalesse della facoltà concessa, si potrebbe applicare la favorevole disciplina dettata per i ricercatori.
Ed invero, il legislatore UE ha imposto l’applicazione della novella solo per talune delle categorie indicate nel titolo della medesima, lasciando agli Stati membri, ove lo decidano, di estenderla “per programmi di scambio di alunni o progetti educativi, volontariato in programmi diversi dal servizio volontario europeo o collocamento alla pari” (art. 1 lettera a) ultimo cpv).
Come fruitrice del prezioso contributo delle giovani studentesse statunitensi, mi auguro invece che la UE si faccia presto promotrice di una disciplina che faciliti il loro accesso, imponendo agli Stati membri una normativa omogenea ed equilibrata.