In questo periodo si parla molto degli strumenti messi in campo dall’Europa per affrontare le ricadute sanitarie ed economiche del Covid-19 quale occasione per avviare concretamente un percorso indispensabile a fare del nostro continente la più forte e solida democrazia fondata sulla legge esistente al mondo.
Si è tuttavia parlato poco o niente della Risoluzione del Parlamento europeo del 23 luglio sulle conclusioni della riunione straordinaria del Consiglio europeo del 17-21 luglio 2020 in Bruxelles.
Al contrario, questo documento del Parlamento UE merita la massima attenzione e, ancora una volta, conferma che le future riforme della governance europea dovranno tenere conto del suo ruolo e valorizzarlo, quale motore dell’integrazione democratica dell’Europa nei settori decisivi per la competizione globale che non possono svilupparsi senza una visione comune che superi il sistema decisionale inter-governativo di cui il Consiglio è espressione.
In questa ottica, senza dilungarsi troppo, mi pare fondamentale sottolineare alcuni punti della Risoluzione che lasceranno il segno per la loro chiarezza e per la forza con cui vengono posti.
Osserva il Parlamento che l’Europa si è impegnata ad attuare l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, il pilastro europeo dei diritti sociali e l’accordo di Parigi sull’ambiente, che il Consiglio ha agito con “estremo ritardo” nell’ambito dei negoziati per il bilancio europeo 2021/2027 , fondamentale per l’attuazione delle priorità strategiche che”non devono essere sacrificate sull’altare della ripresa” post Covid-19, che il Parlamento intende essere coinvolto nell’attuazione e gestione del piano e degli strumenti per tale ripresa, che già a maggio il Parlamento aveva a tale fine proposto la creazione di un apposito Fondo “che rappresenta un fatto storico per l’UE” e che l’accordo raggiunto dal Consiglio non è accettabile ove riduce la componente delle sovvenzioni a fondo perduto e non attribuisce al Parlamento un ruolo formale nelle decisioni da assumere.
In queste premesse il Parlamento dichiara con forza di non accettare l’accordo politico raggiunto in Consiglio sul bilancio UE e l’intenzione di aprire un negoziato col Consiglio medesimo ricordando che l’art.312 TFUE prevede che il regolamento al bilancio pluriennale sia approvato dal Parlamento stesso,deplorando il fatto che “troppo spesso l’adesione esclusiva a interessi e posizioni nazionali metta a rischio il conseguimento di soluzioni comuni che sono nell’interesse generale” e citando quali esempi negativi ed intollerabili i tagli in materia di sanità, ricerca,istruzione,trasformazione digitale ed innovazione, così come in materia di asilo, migrazione e gestione delle frontiere esterne in un mondo “sempre più instabile e incerto”.
Ciò detto, il Parlamento esprime la fermissima volontà che siano create nuove risorse europee proprie, indipendenti dal contributo degli Stati, che possano agevolare il rimborso del nuovo “debito dell’UE” e afferma che questo “ è l’unico metodo di rimborso accettabile per il Parlamento”.
Lamenta che il Consiglio non abbia previsto un sistema di parziale erogazione immediata di fondi attraverso misure di primo intervento e “sottolinea che il Parlamento non è disposto ad avallare formalmente una decisione già presa” dal Consiglio ed è pronto a “non concedere l’approvazione del Quadro Finanziario Pluriennale (QFP)” fino a quando non sia raggiunto un accordo soddisfacente e ricorda infine che i 40 programmi dell’UE finanziati sul suo bilancio debbono essere approvati dal Parlamento in qualità di colegislatore.
Tale è il mandato che viene conferito alla “squadra negoziale” di parlamentari europei nel loro confronto col Consiglio.
Mai letti toni (e parole) tanto determinati ed espliciti.
Inutile dire che tale confronto si preannuncia durissimo e di portata storica per il futuro dell’Europa e…dell’Italia.
Le priorità assolute della “squadra negoziale” sono precise e politicamente dirompenti nella loro elencazione:
- Rispetto dello Stato di diritto
- Riforma del sistema delle risorse proprie europee capace di coprire i costi del Next Generation UE
- Finanziamento adeguato dei “Programmi faro” dell’UE che vengono indicati al punto 14 della Risoluzione e che comprendono anche il Fondo europeo per la difesa
- Evitare confusione tra i fondi ordinari del bilancio pluriennale e quelli straordinari legati all’emergenza Covid-19 che debbono derivare da risorse aggiuntive e non dal sacrificio degli investimenti strategici programmati
- Valorizzare il metodo decisionale comunitario limitando quello intergovernativo che indebolisce “la legittimità” democratica di respiro europeo delle decisioni economiche innovative che si debbono assumere ed attuare.
Ancora una volta,da una tragedia può nascere l’occasione, rinviata troppo a lungo, di fare il salto di qualità necessario ad affrontare il tempo presente.
E’ il momento giusto anche per i parlamentari europei eletti in Italia di essere (o meno) parte nella costruzione della nuova Europa che questa Risoluzione illumina potentemente e che offre anche al nostro Paese grandi occasioni e, naturalmente, equivalenti responsabilità.