As foretold in our last newsletter, in these days we will file a complaint on behalf the animal welfare Associations, the German “Animal Welfare Foundation” and the Swiss “Tier Schutz Bundzurich”, to the European Commission and to the European Maritime Safety Agency. In particular, in complaint we will suit several Member States that during the transport over the sea of animals from their ports to the Third Countries are violating the provisions of the Council Regulation No 1/2005, which establishes the EU rules in the field of protection and welfare of animals during transport; and the Directive No. 2009/16/EC on the port State control, which sets out the EU rules on the monitoring of the compliance of ships with the international standards for safety, pollution prevention and on-board living and working conditions by the port State control. All in all, they are also breaching the International Conventions, SOLAS and MARPOL, on safety during navigation and on the protection of the marine environment.
Come preannunciato nell’ultimo numero della nostra newsletter, siamo in procinto di depositare per conto delle associazioni di protezione animale la tedesca “Animal Welfare Foundation” e la svizzera “Tier Schutz Bundzurich” presso la Commissione europea e l’European Maritime Safety Agency una denuncia contro alcuni Stati membri per la presunta violazione del Regolamento CE 1/2005, della direttiva sulle Port State Control 2009/16/CE e delle Convenzioni internazionali SOLAS e MARPOL durante il trasporto via mare di animali vivi verso Stati terzi.
Infatti, come è emerso dalle indagini svolte dalle sopracitate associazioni tra il 2014 ed il 2017 in diversi porti europei, l’esportazione di circa 2 milioni di ovini e bovini verso la Turchia, il Medio Oriente e il Nord Africa avviene nella maggior parte dei casi su ex navi cargo che hanno un età media di 35 anni (e, per tale motivo, ad “alto rischio” in base agli standard previsti dal Paris Memorandum of Understanding on Port State Control) e quasi tutte battenti bandiera black list.
Inoltre, il 90% di esse è classificato da Enti di Classificazione che non fanno parte dell’IACS e sono per lo più sconosciuti.
Pertanto, abbiamo riscontrato la presunta violazione non solo del Regolamento CE 1/2005 sulla protezione degli animali durante il trasporto e le operazioni correlate, ma anche della Direttiva 2009/16/CE che stabilisce i controlli che devono essere svolti sulle navi straniere che scalano un porto europeo da parte dell’Autorità dello Stato del porto stesso e il cui fine è, appunto, ridurre l’utilizzo di navi sub standard rispetto alle Convenzioni Internazionali che regolano la sicurezza della navigazione.
Di conseguenza, abbiamo anche denunciato la relativa violazione delle Convenzioni Internazionali che riguardano la sicurezza durante la navigazione e la protezione dell’ambiente marino, che potrebbe quindi porre in serio pericolo non solo la salute degli animali ma anche la sicurezza dell’equipaggio e dell’ambiente.
Su queste tematiche, ci è stata data anche l’opportunità di confrontarci con l’avvocato dell’associazione Animals International (organizzazione internazionale che fa parte di Animals Australia, una delle più importanti associazioni di protezione animali in tale continente), Shatha Hamade la quale, grazie al suo straordinario lavoro, è stata anche premiata dal Law Council of Australia con il titolo “Australian Young Lawyer of the Year”.
A luglio, infatti, la Collega Hamade ci è venuta a trovare a Genova al termine di una lunga investigazione realizzata dall’associazione di cui fa parte in Medio Oriente ed in Egitto, dove hanno potuto constatare e filmare le terribili e strazianti condizioni in cui vengono trasportati e macellati gli animali importati dall’Europa.
A tale proposito, si ricorda che la Corte di Giustizia dell’Unione europea nell’aprile 2015 ha confermato con sentenza C-424/13 che il Regolamento CE 1/2005 si applica anche nel caso in cui la destinazione del trasporto sia un Paese terzo (poiché il benessere degli animali deve essere garantito per l’intero viaggio). Purtroppo però è chiaro che una volta che gli animali giungono nel porto dello Stato terzo nessuna disposizione del Regolamento sul loro benessere sembra essere rispettata.
Di conseguenza, alla luce delle prove raccolte da Animals Internationals, abbiamo inserito nella denuncia anche tale aspetto, sottolineando che vi è una presunta responsabilità delle autorità competenti dello Stato membro di partenza poiché, sulla base della pronuncia di cui sopra, esse non avrebbero dovuto autorizzare il trasporto di questi animali o, almeno, avrebbero dovuto chiedere dei cambiamenti nei piani di viaggio in modo da assicurare il rispetto di quanto stabilito dal Regolamento.