Genoa is plenty of flats which Inland Revenue still consider “respectable apartments” (“A/1”) and taxes them accordingly, as if this City were still great and marvelous as in the past. As consequence, tax burden upon A/1 is likely to be unfair in the most cases. Owners can count on firm legal basis to react but should become allied if they want to enforce their rights successfully.
Alla domanda quali siano i criteri su cui si basa l’attribuzione della categoria “abitazione di tipo signorile” (ossia, per gli addetti ai lavori, le unità immobiliari iscritte in catasto con categoria “A/1”), nessuno è in grado di dare una risposta certa.
A Bologna, ad esempio, secondo l’Agenzia (ex Territorio), per venir considerata A/1, un’abitazione deve superare i 240 mq, esser dotata di 3 “servizi igienici con finiture eccezionali di tipo signorile”, esser ubicata in stabile dotato di ascensore e portineria e di ampi spazi comuni. A Milano, invece, l’inserimento in categoria A/1, richiede “rifiniture di livello superiore alla media” e “impianti tecnologici particolari quali il condizionamento d’aria”, la presenza di una doppia scala di accesso “padronale e di servizio” e, naturalmente, l’ubicazione “in zone di pregio residenziali o centrali”.
E a Genova? Spiace deludere i coloro che, da poco, hanno versato il saldo IMU 2018, ma niente, neanche un indizio trapela sul perché, delle 24.000 case signorili sparse nei capoluoghi di provincia d’Italia, il 20% (fonte Confedilizia) si trovi (ancora) a Genova. La Superba, certo, un tempo è stata grande e meravigliosa, ma adesso? Ora Genova vanta solo un singolare primato: mentre sprofonda al 56° posto nella classifica delle città italiane con miglior qualità della vita (fonte Sole 24 Ore), resta la indiscussa “capitale” degli immobili censiti come signorili.
Ed infatti 5000 genovesi – pur se hanno adibito il loro A/1 a “prima casa” – pagano ogni anno a Palazzo Tursi quasi nove milioni di euro di IMU, con un esborso medio di 1800 euro (dati 2016, fonte: Ministero dell’Interno). Il gettito, come minimo, raddoppia, se si considerano i versamenti dei (molti) concittadini che non risiedono (più) a Genova (l’Ufficio tributi locale non ha fornito, in proposito, dati puntuali).
Ma non è tutto. Il mix fra il “salasso” locale (ai fini IMU) e l’esclusione degli A/1 dai “benefici prima casa” (con riflessi su REGISTRO o IVA) ha contratto a tal punto il valore delle case signorili che, ormai, per gli agenti immobiliari piazzare (a Genova) un A/1 è divenuta una missione impossibile.
Sul punto i genovesi, noti per la loro proverbiale oculatezza, sembrano aver, stranamente mollato il colpo. Il mugugno c’è, intendiamoci, ma si tratta di reazione davvero molto, anzi troppo signorile. I genovesi, insomma, “sopportano”, almeno per ora, in silenzio.
Ci si deve, quindi, rassegnare? Niente affatto: i rimedi legali ci sono, basta attivarsi e, possibilmente, unire le forze, come hanno già fatto i fondatori del Comitato spontaneo dei proprietari di case signorili. L’idea è che, di fronte a un’ordinata rivolta collettiva, i giudici fiscali, chiamati a valutare le richieste di declassamento (e/o di rimborso IMU), prenderanno atto che non si tratta più di valutare questo o quell’immobile, ma di affrontare a un tema molto più ampio che investe i fondamentali dell’imposta comunale e mette a nudo l’arbitrio che permea il classamento delle unità immobiliari.
Questo Natale, insomma, dedicatevi (anche) ai vostri immobili: forse non meritano di esser condannati a restare A/1 per sempre e/o, magari vi sono i presupposti per domandare il rimborso dell’IMU sinora versata.
Buone feste!
Nicolò Raggi